LE OPERE
POESIA :: PROSA :: TRADUZIONE IN VERSI :: ATTIVITA' ACCADEMICA
ATTIVITA’ DIDATTICA E SCIENTIFICA
Dall’anno 1970 al 1981 è stato docente di Lingua e Letteratura Spagnola e Ibero-Americana alle Facoltà di Magistero dell’Università di Siena e dell’Università di Trieste.
Durante tale periodo i lavori scientifici di Fiorentino attestano la latitudine dei suoi interessi culturali, giacché vanno dalle origini dello spagnolo al poeta contemporaneo Paulo A. Quadra. Particolare attenzione ha rivolto all’epica medievale, al barocco, alla letteratura del secondo Ottocento e a quella contemporanea.
Per quanto concerne l’epica, nel 1976 è uscito il testo critico pidalinao del Cantar de Mio Cid in cui vengono corretti sviste e refusi (un centinaio) rilevati nell’edizione minore curata dal medesimo Pidal; a fronte di tale testo Fiorentino ha dato la traduzione in versi italiani dell’opera, avvertendo di aver cercato di conciliare le ragioni della poesia con le ragioni della filologia; ha fatto praticamente il punto sugli studi cidiani prospettando soluzioni personali. Il volume ha avuto il pieno apprezzamento di riviste specializzate.
In Il polso delle Muse (Milano, 1977) Fiorentino trova importanti analogie tra scrittori spagnoli e italiani ma la sua attenzione si concentra soprattutto su Góngora di cui analizza la personalità e la poetica. Non trascura Sor Juana Inés de la Cruz di cui illustra diffusamente la personalità e sulla base di documentate scoperte anticipa di tre anni la data della sua nascita.
Ha tradotto gran parte delle Rimas (Bécquer, Rime, Milano, 1971) e alcune prose becqueriane (appendice a Il balcone e le rondini: Bécquer nella vita e nella poesia, Siena, 1972).
Nonostante l’abbondante letteratura su tale argomento, ha chiarito momenti oscuri della vita di Bécquer e ha rilevato consapevoli reminiscenze gongorine e qualche contatto petrarchesco. Ma prima di analizzare la poesia di Bécquer, ha studiato i prebecqueriani soffermandosi su Eulogio Florentino Sanz, traduttore di Heine, su Angel María Dacarrete, su Augusto Ferrán.
Successivamente, attratto da certi stilemi di estrazione becqueriana si è occupato di uno dei maggiori poeti colombiani, Barba-Jacob (Miguel Angel Osorio), (Ausonia, XXXII, 1977, 1-2, pp. 48-52) e altri scritti li ha dedicati a Manuel Machado (Il polso e le Muse), a Miguel Angel Asturias e i guatemaltechi (ibid., pp. 163.169). Nel saggio su Neruda (ibid., pp. 170-200), analizza la sua poesia amorosa e, oltre alle qualità estetiche, Fiorentino ne sottolinea il progressivo illimpidimento e osserva che la presenza femminile in Neruda, di là dalle tensioni drammatiche, è un elemento positivo che contribuisce in misura notevole ad ammorbidire le asprezze della realtà.
Nel volume Ragguagli della poesia ibero-americana moderna e contemporanea (Milano, 1974) Fiorentino ha dato un ampio quadro antologico e per quanto possibile oggettivo dello svolgersi della civiltà poetica americana, dai proto modernisti ai contemporanei, nella duplice espressione castigliana e lusitana: in tutto settantacinque poeti presentati da adeguati profili e dalla bibliografia critica essenziale.
In La protesta di Rosalía (Milano, 1979), dopo aver discusso della vita e dell’opera di Rosalía de Castro, avanzando considerazioni e congetture personali, ha portato l’accento su un tema rosaliano poco esplorati, quello sociale, rilevando il carattere oratorio di tale poesia: da una parte la contestazione della poetessa galaica circa il grave problema emigratorio che spopolava la Galizia, dall’altra la denuncia della condizione femminile.
In appendice l’autore ha inserito una rapida “lettura” di Pepita Jiménez di Juan Valera, la cui protagonista si lega idealmente allo spirito “femminista” rosaliano